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Parlare di cose che non conosco mi infastidisce, quindi per parlare di questi quadri parlerò della mia reazione rispetto ad essi. È indubbio che sono cose (come altro definirle) abitate da un senso, senso che sfugge al mio occhio, troppo vecchio per intendere il tempo artistico in cui vive.
Ecco, forse l'unico merito di questi quadri è l'assoluta audacia di chi li ha fatti; audacia che comporta una fiducia nella possibilità di essere pittore tout court, scevro da intellettualismi che niente hanno a che fare con il tentavivo “ecumenico” (sono laico) di un'arte possibile.
Detto questo, spero questi quadri siano amati per quello che sono: un urlo senza bocca.

Matteo Tonoli

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